giovedì 17 novembre 2011

Regole ed eccezioni.

Riprendiamoci dai fasti della prima puntata del podcast con un po' di blateramenti sulle fanfiction, volete?


Quando le “regole” di un universo ben definito cambiano (e personaggi intelligenti e calcolatori prendono decisioni suicide) per i comodi del personaggio originale protagonista c’è qualcosa che non va. E quello che non va è che il personaggio diventa “speciale” in rapporto agli altri, per quanto si provi a dire che no, non è speciale.

Prendo spunto da questa frase di Hyena, inserita nella discussione riguardo ad una fanfiction, che potete trovare qui, perché a mio parere è una definizione semplice e lucida di quello che a volte non va nelle fanficion di italico stampo.




E' un po' che non faccio un post analitico e oggi vorrei puntare la lente d'ingrandimento su un tasto dolente comune nelle storie che spesso leggo sui siti di fanfiction in italiano. 
Non che le storie scritte in inglese siano immuni da difetti, assolutamente no, ci tengo a precisarlo. 
Il fatto è che spesso, quando si parla del fandom internazionale, trovo che gli autori siano un po' più maturi, più scafati e meno soggetti ai cliché (andrà messo il plurale? boh, nel dubbio lasciamolo così) rispetto alle loro controparti italiane. 
Autrici come Aurette, Myamadwin, Caeria, paiono applicare alle loro storie un labor limae molto accurato, paiono fare molta attenzione a non cadere negli errori più comuni e paiono prendere in serissima considerazione le critiche e le dicussioni che nascono dalle loro storie e il risultato, a mio parere, si vede eccome.

Ma andiamo ad analizzare la frase da cui siamo pariti.
Quando le “regole” di un universo ben definito cambiano
Parliamo di un universo ben definito, che ha dele regole.
Non raccontiamoci balle, è per questo che leggiamo volentieri fanfiction, perché ci portano ad immergerci in un universo con regole che conosciamo, con un'ambientazione definita da paletti che amiamo, che vogliamo trovare. 
Il Potterverse è un universo narrativo di questo genere: il Canon ha molte regole, che possono essere estrapolate dai sette romanzi e dai volumi satellite (Quidditch attraverso i secoli, Creature magiche e dove trovarle e le Fiabe di Beda il Bardo) oppure approfindite attraverso siti come il Lexicon.
Queste regole sono il terreno comune in cui ci piace passeggiare, sono le redini che ci danno il controllo delle storie e se queste redini ci vengono improvvisamente strappate di mano, il risultato è sgradevole.

Non dico che una storia non possa deviare da queste regole, non dico che l'universo ben definito non possa andare incontro ad uno scardinarsi dei suoi sitemi, ma se decidiamo di farlo, in una storia, non possiamo farlo con leggerezza.

Facciamo un esempio semplice e comune.
Quante volta ci viene ripetuto (thanks Hermione!) che non è possibile materializzarsi o smaterializzarsi ad Hogwarts?
E' una regola molto chiara che resta valida per tutti i libri del Canon e l'unica eccezione a questa regola che viene anche lontanamente accennata è incarnata nella persona di Albus Wulfric Percival Brian Silente.
Non Mario Rossi. Non Jane Smith. Silente.
Ora, dovrei andare a controllare per benino, ma se non sbaglio, nei libri Silente non si materializza ad Hogwarts, ma la raggiunge, pur se debole e avvelenato, a  cavallo di una scopa.
Nel quinto libro, invece, trova il modo di darsela grazie all'aiuto di Fawkes.
Però sappiamo che il Preside di Hogwarts non è un abitante del castello qualsiasi, ma ne conosce ogni anfratto, ogni regola, ogni specifica e può modificare alcune cose. Probabilmente può rimuovere temporaneamente e per se stesso i ward, ovvero i sigilli, che impediscono la materializzazione.
Viene fatto al sesto anno, per una piccola porzione del castello, quando i ragazzi hanno lezione con gli istruttori di Materializzazione, no?

Ecco, abbiamo scardinato una regola, l'abbiamo aggirata e abbiamo creato delle eccezioni.
Sono, però, eccezioni e per definizione sono straordinarie e suscitano stupore. Inoltre vengono ben spiegate e al lettore non resta che accettare queste spiegazioni, perché sono chiare, decise e circostanziate.

Se improvvisamente Lavanda Brown si materializza ad Hogwarts perché "ha sempre saputo come si faceva, anche se nessuno la avrebbe mai creduta capace di tanto" è un altro discorso. Ci troviamo davanti ad un personaggio medio che compie un'azione inspiegabile e rompe le regole dell'universo definito, scardinando la scenografia della storia senza speigazioni e facendo crescere la nostra insoddifazione.
Noi leggiamo queste storie anche per vedere come l'autore riuscirà a raccontarci la sua vicenda stando dentro alle alle strettoie, non scardinandole.
Se guardiamo un illusionista liberarsi dalle catene mentre è immerso nell'acqua, proviamo stupore e emozione nel vedere come riesce a slegarsi, divincolarsi grazie alla sua abilità e a non annegare nel frattempo e applaudiamo quando riemerge, illeso e trionfante.
Non applaudiremmo ugualmente se apparisse un tizio con le chiavi e una bombola da sub che lo fa uscire, no?

Andiamo avanti.
Quando le “regole” di un universo ben definito cambiano per i comodi del personaggio originale protagonista
Ecco, i personaggi originali vanno benone, permettono nuovi punti di vista, permettono di inserire particolari inediti, permettono all'autore di raccontare proprio la storia che vuole raccontare. Però se diventano i beneficiari delle eccezioni alle regole di cui abbiamo parlato finora, qualcosa comincia a scricchiolare.
E' già grave se i pilastri fondanti dell'universo narrativo vengono messi in discussione senza argomentare in modo soddisfacente, ma se questo viene fatto per permettere all OC di turno di compiere le sue mirabolanti imprese, è ancora più grave.

Si inverte il processo di causa-effetto.
Il personaggio può fare una certa cosa perché deve poterne fare un'altra.
Non va bene.
Tu, autore, stai cercando di trovare un modo per giustificare qualcosa che vuoi scrivere, senza che ce ne siano le basi a priori. Non si dovrebbe fare, in modo così semplicistico. Trovare il modo in cui un personaggio riesce a fare qualcosa di particolarmente difficile, non è facile e non dovrebbe esserlo. 
Come fa il nostro OC a materializzarsi ad Hogwarts, quando nessun altro può farlo?
Oh, lo sa fare da quando era bambina.
Oppure ha un medaglione magico che glielo permette e che le ha lasciato la nonna in eredità.
Eh, no, dai!
Se tutti i persoanggi della storia sottostanno a determinate regole, non possiamo partire dal presupposto che per questo personaggio, comunque, ci saranno eccezioni a priori.

Stiamo cercando una scappatoia. Siccome vogliamo che il nostro personaggio possa compiere quell'azione, allora le diamo l'abilità di farlo, uscita dal nulla. 
Sarebbe molto più interessante darle un'abilità, un oggetto, una particolarità e poi vedere dove questa porta, seguire il filo della storia in maniera logica. Poi magari possiamo raccontarla partendo dalla fine, ma se il processo di causa-effetto è  stato seguito, si noterà in modo positivo. Ragionando in questo modo, secondo me, si trovano soluzioni molto più interessanti.

(e personaggi intelligenti e calcolatori prendono decisioni suicide)
Qualcuno ha detto Albus?
Nelle fanfiction, l'esimio Preside spesso si trova a fare la parte del vecchio rincoglionito, che un ragazzino o una ragazzina di 15 anni può raggirare a piacimento. Eppure Harry e soci, che pure non sono certo gli ultimi arrivati, hanno sempre avuto un bel po' di difficoltà a farla in barba al buon Silente! E alla fine dei giochi, scopriamo che, nonostante qualche inevitabile contrattempo (nemmeno Silente è infallibile e onniscente e questo lo rende più credibile come personaggio) lui aveva un piano dall'inizio, che ha tirato i fili di un gioco enorme e complicato, che ha pianificato tutto, che sapeva sempre quello che Harry provava e pensava, che ha sempre cercato di bilanciare le parti in gioco e che pochissimi sono riusciti, nella storia a farlo fesso.

E poi arriva la nostra... Vogliamo chiamarla col suo nome? Mary Sue.
MarySue fa ballare Silente sul palmo della sua mano, lo raggira e lo convince in pochi istanti, lo minaccia e lo sconvolge, fino a che questo non prende le sopracitate decisioni suicide.
Eddai...

Si tratta di rimanere IC. Se vuoi mettere in gioco personaggi che hanno determinate caratteristiche, devi rispettarli, far loro onore e affrontare la sfida che rappresentano.
Se scrivi di Silente devi sapere che è difficile come personaggio, che è calcolatore e brillante e che è complicato fregarlo.
Se scrivi di Piton devi sapere che è sarcastico, amaro e quasi impossibile da piegare e convincere e che ha la testa più dura del granito.
Se scrivi di Sirius devi pensare che è un uomo di quarant'anni che ne ha passati venti ad Azkaban e che è impulsivo, scatta facilmente e che non è esattamente un adulto maturo e responsabile.
Potrei continuare con gli esempi, ma direi che è sufficiente, no?

E quello che non va è che il personaggio diventa “speciale” in rapporto agli altri, per quanto si provi a dire che no, non è speciale.
Ecco, il personaggio, spesso un OC, diventa speciale. Le regole valgono per tutti tranne che per lui, per lui non esistono limitazioni che si applicano a tutti gli altri e spesso non ci viene nemmeno spiegato il perché o la spiegazione viene liquidata in poche parole che lasciano aperti mille interrogativi.

Vi faccio un esempio. 
In una storia che presto vi consiglierò, perché è una delle mie preferite, Hermione è molto speciale. E' la base della storia, lei ha qualcosa che in pochissimi hanno e lo scopre con il lettore, dando il via agli eventi della fanfiction. 
Ma questo qualcosa è il fondamento della storia, è proprio intorno a questo essere speciali che si sviluppa il tutto e Hermione non ci è nata, non è qualcosa che si trova appioppato per definizione, ma qualcosa che succede, per una serie di cricostanze e che ci viene spiegato minuziosamente.

Più avanti, nella storia, Hermione acquista un altro "potere speciale" e questa volta, onestamente, la cosa è un po' piovuta dal cielo. Certo, l'autrice poi ci racconta molto di questa special feature, ma, inevitabilmente, stona un pochetto e ti ritrovi a pensare che se anche non ci fosse stato quel particolare, la storia sarebbe stata bella lo stesso e tutto sarebbe filato liscio ugualmente, magari con qualche difficoltà in più per i protagonisti, il che non è necessariamente un male.

E' la differenza che passa tra una Sue e un personaggio e in questa storia, infatti, molti vedono un Hermione MarySuesca, nonostante sia scritta benissimo e sviluppi psicologicamente il personaggio in modo efficace.

Ogni personaggio è speciale a modo suo, e se c'è bisogno di giustificare questo suo essere speciale con poteri, lucette colorate, spettri sumeri nel frigorifero, gente che entra ed esce volando... Beh, forse si sta esagerando un po' e il rischio di distorcere le regole del mondo narrativo fino a perderle di vista è molto concreto.

Ecco, ora basta. Ditemi che ne pensate voi.

4 commenti:

SeChAt ha detto...

Spettri sumeri nel frigorifero! *_*
Ah, il post, sì...assolutamente d'accordo, d'altronde è inevitabile per una a cui stanno sulle balle le Mary Sue come son io...però...spettri sumeri nel frigorifero...gah *_*
(e cani e gatti che si accoppiano tra loro, va da se')

Anonimo ha detto...

Certo che va da sè! ^__^
Certe citazioni cascano a fagiuolo sempre, a prescindere dal contesto!

Portrait

FèDevil ha detto...

Per in "piccolo nerd delle regole" come me, leggere un post del genere non poteva che essere una gioia per gli occhi e una soddisfazione personale: della serie "Allora, non sono l'unico che la pensa così!". E' come se il ritratto della Sig.ra Black avesse estratto un mio pensiero e l'avesse esposto in un pensatoio online. Eheheh!
Complimenti! ^^

Chesapeake Drywall Contractors ha detto...

I enjoyed rreading this