lunedì 24 ottobre 2011

Requiem For a Lost Boy - Lady Tuesday

Ci sono alcune storie che, nel corso degli anni, torni a rileggere più e più volte.
Perché ne hai bisogno, perché sono come una canzone adorata, perché sono qualcosa che ti fa sorridere, che ti tocca in qualche modo e ti fa sentire meglio.
Questa storia è una di quelle.
L'autrice è una delle ragioni per cui ho aperto questo blog e vorrei presentarvela come si deve.
Il suo nick è Lady Tuesday e potrebbe scrivere qualsiasi cosa, dalle fanfiction alle istruzioni del tostapane e renderlo meraviglioso.


La prima volta che ho icontrato le sue storie è stato all'inizio della mia carriera di lettrice di ff, grazie al glorioso forum HPFC, che ancora esiste e merita una visita, anche se ormai è poco frequentato. Nella sezione dedicata alle fanfiction, c'era un piccolo antro per le storie tradotte dall'inglese dove trovai la segnalazione di un'altro suo racconto che stava venendo pian piano trasposto in italiano. Era Unlikely Connection, storia meravigliosa e intensissima che purtroppo rimane incompiuta e che prima o poi tratterò su queste pagine. Quella fanfiction mi ha fatto innamorare del pairing SS/HG e lo ha trasformato nel mio OTP con la velocità di un ippogrifo.
Non volevo aspettare la traduzione e così andai a leggere la storia in inglese, scoprendo Ashwinder, la Mecca delle Snamione, e innamorandomi perdutamente di Lady Tuesday.
Il settimo libro era appena uscito e il senso di perdita e di abbandono che la fine della saga aveva portato sui fan era fortissimo, in particolare per chi, come me, aveva amato il personaggio di Severus Snape e aveva sentito che qualcosa mancava, nella sua morte. Mancava un commiato, mancava un senso di completezza.
Lady Tuesday è un'autrice che comunica emozioni come poche altre e si sente che dietro alle sue parole c'è un autentico amore per i personaggi, trasmesso magistralmente e capace di commuovere.
Lady Tuesday aveva, come molti di noi, bisogno di dedicare al Principe Mezzosangue un commiato, un omaggio.
Questa storia, breve e non conosciuta come dovrebbe, è quel commiato e quell'omaggio.


Va letta in inglese, davvero, perché la musicalità delle frasi e la scelta delle parole si perdono nella trasposizione, ma, dato che tengo molto a questa ff, ho tentato una traduzione.
Avevo iniziato a tradurla all'epoca, ma solo ora l'ho ripresa e terminata.
Giusto per la cronaca, ho il permesso dell'autrice, che ho contattato a suo tempo su Deviantart e che mi ha detto di essere ben contenta che qualcuno volesse tradurla in italiano. Beh, ce ne ho messo di tempo, ma alla fine l' ho fatto.
La traduzione davvero non rende giustizia all'originale, ma so che qualcuno ha un po' di difficoltà a leggere in inglese, quindi, per questa volta, pubblico direttamente qui la versione italiana.
E' stato davvero difficile rendere in maniera perlomeno passabile lo stile di Lady Tuesday e il fatto che lei faccia nella storia un uso spropositato dei pronomi him e her quando in italiano non c'è modo di costruire le frasi e far capire a chi si stia riferendo, senza cadere nelle sovrabbondanza cacofonica di lui le e lei gli, non ha aiutato per niente. Inoltre la storia è infarcita di espressioni che in iglese suonano benissimo, mentre in italiano sono assolutamente di legno...
Spero che possiate comuqnue apprezzarla e che con la traduzione sottomano passiate a leggerla in originale.
Prima della ff trovate le note dell'autrice, dove spiega benissimo quello che intendevo io in questa introduzione blaterante.


E' una storia davvero piccola, forse nemmeno eccezionale quanto altre sue fanfiction, ma ogni volta che la leggo, fa bene al cuore.






Some author's notes on this little piece of fic:
Much like many of you Harry Potter fans here and at many other sites, I have been mourning the loss of the resident bat of Hogwarts, Severus Snape. The snarky potions master we all love to hate was one of my favorite characters from the get-go; mostly because I KNEW that there was more to him, that he was a hero in disguise. Ever since Deathly Hallows, I've been contemplating just what kind of hero he was.
Also, since Deathly Hallows, I've had this plot bunny chasing around my head like it's on speed. I didn't cry when Severus Snape died; I didn't cry during The Prince's Tale (I think I was too stunned to cry). When I DID cry was the moment that Harry, heading to his death, compared himself to Voldemort and Snape, calling them the "abandoned boys" who had only found home at Hogwarts. That got me. I could think of nothing but the Lost Boys of Peter Pan, who ran away from their mothers because they didn't want to grow up. And I could only think of Snape: caught between child and man, dark and light, good and evil. Striving to pull away from the one, but never quite reaching the other. Heartwrenching.
And then came this piece. I needed closure; and I think, so did he. So here are his last moments, LadyTuesday style.
Requiem in pace aeternum, exanimus virtutis.




Reqiem For a Lost Boy
Lady Tuesday


Rating: G
Genere: Drama, Romance, Friendship, Alternate Universe, Hurt/Comfort
Avvertimenti: Character Death, HBP Spoilers, Implied Character Death, DH Spoilers
Personaggi: Lily Potter, Severus Snape
Pubblicata: 08/14/2007
Word Count: 3818


Oppure, se proprio oggi l'inglese non è il vostro forte, ecco la traduzione, qui di seguito, ma veramente è poca cosa rispetto all'originale. Io vi ho avvertito, eh.




Il pavimento era gelato. O forse era lui ad esserlo. Ad ogni modo, sembrava che sia il pavimento, sia il suo corpo fossero pezzi di ghiaccio ed entrambi cercassero di lottare per non sciogliersi. Ma c’era un nucleo di calore, dentro di lui, che rifiutava di spegnersi e così, millimetro per millimetro, cominciò lentamente a sciogliersi.

Non avrebbe potuto spiegare perche volesse restare lì, sulle pietre gelide, ma qualcosa dentro di lui temeva il momento del risveglio. In un istante, riprese possesso del suo corpo. Era nudo, disteso sul pavimento liscio e freddo di un edificio naturalmente immerso nella luce, se il bagliore rosso-arancio che vedeva attraverso le palpebre chiuse era una qualche indicazione. Le aprì.

Con la forza di un branco di Ippogrifi alla carica, i suoi occhi furono assaliti dalla lucentezza, velata da una nebbiolina legger,a di ciò che lo circondava. Riusciva a malapena a sollevare la testa, ma quando lo fece fu preso dal panico.
Senza sapere davvero il perché, corse con le dita al lato del collo, in cerca di qualcosa che, a quanto pareva, non riusciva a trovare. Non c’era sangue. Ancora non riusciva a capire per quale ragione fosse strato così sicuro che ce ne sarebbe stato. Parecchio sangue e tutto suo.
Si tirò su, in ginocchio, sulla pietra fredda. Nemmeno sul pavimento c’era sangue. E, di nuovo, le sue dita corsero al collo. Niente sangue e nessuna ferita, solamente due circoletti rigonfi che sembravano vecchie punture di zanzara. L’unica traccia di quella che era sicuro avrebbe dovuto essere una ferita aperta. In quel momento il ricordo lo travolse così velocemente da farlo ricadere all’indietro, sul pavimento. Voldemort… Il serpente… Potter e i suoi ricordi – ! Ma questo significava che lui era –
Morto. Severus Snape era morto.


”Come può essere?” mormorò tra sé e sé, mentre si alzava in piedi, barcollando. “Sono… Io sono… e nonostante questo sono… Dove sono?”
La smorfia che si era impressa sul suo volto nel corso degli anni tornò ad assestarsi sui suoi lineamenti. L’implacabile Pozionista non aveva mai preso bene il trovarsi disorientato e confuso.
Imprecò energicamente, quando colpì una statua con l’alluce, leggermente perplesso per il fatto di nona vere addosso le scarpe, o qualsiasi altro indumento, a dire il vero.
Non appena il pensiero gli passò per la mente, non fu più nudo. Si toccò distrattamente il petto e le gambe, in parte sorridendo e in parte accigliandosi nel sentire il tessuto ruvido di lana color dell’ebano che gli pendeva dalle spalle larghe. Ricordava questi abiti, li aveva indossati da quando…

“Sev!”

Che quella voce fosse lì, ora, ad assalirlo, era un’agonia e si strinse il petto mentre girava in ogni direzione, spaventato e in cerca della fonte. Diciassette anni non avevano cancellato quella voce dalla sua memoria. Le sue ginocchia tremarono, quando la vide, e solamente gli anni che lo avevano indurito permisero a Severus Snape di affrontare il suo splendore senza dissolversi in lacrime e singhiozzi.
Lei si lanciò praticamente giù dalle scale, verso di lui, il vestito viola pallido che portava scintillava sotto ai soffitti ad arco, illuminati dai vetri satinati, come se la morte e i decenni che li avevano separati non fossero mai esistiti. Come se lui avesse avuto il potere di riportarli indietro, prima di quel giorno lungo il lago, solmente così, guardandola abbastanza a lungo. Non si era nemmeno accorto che, nel momento in cui l’aveva vista, anche i suoi vestiti erano cambiati.
Gli ampi abiti scuri scomparvero e, al loro posto, apparvero un paio di pantaloni neri, sotto ad un maglione grigio e un mantello col cappuccio nero con lo stemma verde e argento, della casa Serpeverde. Una spilla da prefetto gli scintillava sul bavero.
“Lily?” La sua voce era arrochita, soffocata. “Lily, ma come è – ?”

Lily Evans Potter si gettò tra le braccia del suo migliore amico d’infanzia, facendolo barcollare mentre la prendeva per la vita. Dopo tutto quello che aveva passato, tutto quello che aveva fatto, si concesse questo momento, dopo tutti quegli anni: affondò il viso nella massa setosa dei suoi capelli fiammeggianti e inspirò profondamente. Anche nella morte, profumava di lavanda e vaniglia. Fu pervaso dall’orrore quando sentì le lacrime bagnargli il viso.
“Lily,” sussurrò di nuovo, così piano, così vicino al suo orecchio, che il suo respiro la fece rabbrividire.

“Oh, Severus,” disse lei, staccandosi da lui e guardandolo raggiante, “quanto mi sei mancato in tutti questi anni, aspettando di rivederti.”

Si fermò un istante per realizzare l'idea. “Quindi sono morto?”
Il sorriso che le si dipinse in volto era triste, ma nei suoi occhi c’era solamente gioia, anche mentre scintillavano per le lacrime. “Sì, Sev. Hai finito qui.”

A quelle parola, lui piegò le labbra in quello che avrebbe potuto essere un sorriso se fosse stato sul volto di chiunque altro. “Lo dici come se vivere fosse semplicemente un compito che ci viene assegnato, da portare a termine prima che ci sia conceso di uscire fuori a giocare.”

“In un certo senso,” rispose Lily, improvvisamente pensierosa, “anche se la tua viata sembra essere stata più che altro un lungo, durissimo esame.” Il suo viso si adombrò per la prima volta.

“Uno senza risposte esatte,” rispose lui in tono burbero, ma il suo viso si addolcì quasi allo stesso momento. Sapeva, bisogno che glielo dicessero, quanto l’espressione addolcita che aveva sul viso era fuori posto quanto quella cupa apparsa sul volto di lei.

“E'…” dovette fermarsi e riprendere il controllo prima di continuare, “bello vederti di nuovo, Lily.”

“Oh, dovevo venire,” disse lei immediatamente. Poi, in risposta all' espressione ferita che era comparsa sul viso di lui, “Non nel senso che dovevo farlo, Sev, ho voluto assolutamente venire io. Stava per farlo Silente, ma lui è,” fece una pausa, insicura, poi sorrise, “occupato con Harry.”
L’espressione di Snape di tese, come coperta da un' improvvisa nuvola di tempesta, ma lei proseguì ugualmente.

“Dovevo essere io, Severus. Sapevo di dover essere io quella che sarebbe venuta per guidarti.”

Ora era veramente confuso. “Guidarmi? Dove stiamo andando?”

Il suo sorriso illuminò la sala con più forza della luce di qualsiasi sole. Lui quasi poteva sentire l’aria attorno a loro pulsare e dilatarsi per il calore. “A casa, è ovvio.”

Severus aprì la bocca per parlare, ma in quel momento l’edificio attorno a lui cominciò a diventare più nitido. Conosceva questo atrio, oh lo conosceva molto, molto bene. Le pietre sotto ai suoi stivali erano liscie, lucidate da quasi mille anni di strascicanti piedi di adolescenti. Le vetrate istoriate delle finestre erano alternate ad arazzi antichi di secoli, raffiguranti vecchie streghe e maghi, raffigurati nei loro momenti di gloria. Alla fine della sala, proprio dietro le spalle di Lily, poteva vedere il gargoyle che faceva la guardia alla scalinata che portava all’ufficio del Preside. Lei gettò uno sguardo all'indietro, seguendo la direzione di quello di lui e poi gli sorrise di nuovo.
Gli tese una mano. “Vieni, Severus. Andiamo a casa.”

Si mosse per prenderle la mano, tendendo le lunghe dita verso di lei, quando si rese conto di cosa lei stava dicendogli davvero. Ritrasse in fretta la mano. “Non posso.”

L’espressione di lei non parve sopresa, piegò la testa da un lato e gli fece comunque la domanda. “E per quale motivo?”

“Sono…” cominciò, poi cambiò idea. “Credo di sapere dove porta quel corridoio, Lily. E non ne sono… degno.”

Lei sospirò profondamente mentre sollevava una mano a carezzargli una guancia. “Sempre così duro con te stesso, Sev?”

Un moto di disgusto lo scosse, mentre sentiva la disperazione dipingersi sul suo volto. Gli anni gli avevano insegnato a puntellare ogni crollo, a erigere barriere intorno alla mente e al cuore, ma ora lei se ne stava lì davanti e lui non riusciva a fare altro che comportarsi di nuovo come un ragazzino. Una lacrima gli scivolò dagli occhi verso il pollice che ora gli accarezzava una guancia delicatamente. Si maledisse per come indulgeva in quel tocco.

Non duro abbastanza,” rispose aspro. “Non me lo merito, Lily. Ho sacrificato tutti e tutto ciò che conoscevo in cambio del potere. Ho fatto, detto, visto e permesso cose che nessuno dovrebbe nemmeno prendere in considerazione. Mi sono messo a competere, volontariamente, per il privilegio di essere il Primo Ufficiale del Capiano della Morte!”

“E hai passato diciassette anni arrancando per tornare a riva!” disse lei, con gli occhi illuminati da un impeto fiammeggiante.

“Il mio impegno degli ultimi anni non scusa gli errori del passato.” La sua voce era di nuovo il consueto acciaio coperto di seta del Mastro Pozonista. Le vesti nere da pipistrello si ricomponevano a coprirgli le spalle.

Quand'è che smetterai di pensare che le tue buone azioni non contino nulla?” Ora stava gridando.

Quando saranno di più di quelle cattive,” rispose lui bruscamente.

E non si accorse nemmeno dello schianto della mano di lei contro la sua guancia, fino a che le sue dita non ebbero completato il movimento, per andarsi a posare di nuovo al suo fianco. Non riuscì a impedirsi di fissarla, completamente scioccato.

“Se c'è una cosa che ha sempre rovinato i miei sentimenti per te, Severus, è lil tuo essere così duro.”
Lui singhiozzò, senza volere, prima di ricomporre la sua espressione. Vederva chiaramente che, dietro ai suoi occhi, la sua mente lavorava e decideva di lasciar correre, almeno per ora.

“Troppo duro, Severus, sei sempre stato troppo aspro con te stesso.” E dopo un lungo momento, abbassò lo sguardo da quello di lui per la prima volta e arrossì. “Io sono stata troppo dura con te.”

“No,” disse lui con decisione. Questa volta fu la sua la mano che raggiunse le guance di lei, per farle sollevare lo sguardo. “No, se mai non sei mai stata dura abbastanza. Se solo ti avessi ascoltata, le cose avrebbero potuto andare diversamente. Avremmo potuto - “
Ma nemmeno qui, nemmeno in quel momento, riuscì a finire la frase.

Lei si mosse verso di lui senza dir nulla, allacciandogli le braccia alla vita. Appoggiò la testa al suo petto. Severus tentò di controllare la reazione dei suoi muscoli e del suo cuore traditore, che cominciò a battere fuoriosamente nel petto. Ma, con buona pace del suo orgoglio, le sue braccia rimasero salde, mentre le stringeva attorno alle sue spalle.

“Sei un brav'uomo, Severus,” disse lei alla fine. Lui aprì la bocca per protestare e lei non lo vide, ma seppe lo stesso che doveva zittirlo “Sei un brav' uomo,” disse di nuovo. “Un uomo buono che ha fatto scelte sbagliate, quando era ragazzo. E' capitato a tutti. Anche a me. Avrei dovuto capire perché tu - “
Lui scosse la testa, lasciando che il suo mento le scompigliasse I capelli. “Sei stata più comprensiva di quanto chiunque avrebbe potuto essere. Sei sempre stata così generosa nei miei confronti.”

Il cuore gli si fermò in gola, un nodo doloroso grande quanto il castello in cui si trovavano. Qualcosa, dentro di lui, cercò di parlare, ma riuscì solo a stringere i denti e a lottare contro il dolore che sentiva piantato saldamente proprio vicino a dove lei appoggiava la fronte, nel suo petto. D'un tratto, lei sollevò la testa e, nel suo abbraccio, si allontanò da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. Li scrutava a fondo e, per un attimo, lui pensò che stesse tentando di usare la Legilimanzia.

Dillo, Severus.”

Il viso di lui era come di pietra e non riusciva a rispondere.

Adesso. Dimmi quello che diresti se potessi ricominciare da capo.”
La bocca gli sembrò tronare a funzionare per un istante, poi si fermò. “Non posso. Non adesso. Non dopo tutto quanto.”
E quale momento migliore? Cosa abbiamo da perdere?” Lei si rese conto, dalla sua espressione tormentata, che ancora non era riuscita a convincerlo, così giocò l'ultima carta rimasta. “Dimmi che mi ami, Severus. Non hai mai voluto dirmelo -”
Non ho mai potuto-” la interruppe bruscamente.
Lei continuò, come se lui non avesse parlato. “ - E allora dimmelo adesso. Voglio sentirlo.”

I muscoli del viso gli si contorsero e poi si rilassarono; chiuse gli occhi, mentre apriva le labbra in uno spiraglio appena. “Ti amo, Lily. Sono sempre stato innamorato di te. Credo di essere nato innamorato di te.”

Chiuse gli occhi con forza, a trattenere le lacrime che imploravano di essere liberate e rigirò il volto, lontano dalla mano che lei aveva portato ad asciugargli le guance. Il petto gli tremava, in preda allo spasmo, mentre tentava di trattenere I singhiozzi.

La voce di lei fu molto più calma. “Anch'io ti amo.”

Lo sguardo di Severus si fece duro e si fissò nei suoi occhi. “Non prendermi in giro, non adesso.”

Lily ricambiò il suo sguardo con lo stesso fervore, fronteggiandolo con la stessa determinazione. “Perchè non dovrebbe essere vero? Perché non dovresti credere che ti amo?”
Perché ti sei incatenata a quell'idiota che mi ha reso la vita un inferno!” Gridò.

“E tu non ne hai avuto colpa?” ribatté lei. “Eravamo dei ragazzini quando quei rancori sono nati, Severus, e non ti permetterò di sbattermeli in faccia adesso! Puoi anche non credre ad una sola parola che mi esce di bocca, ma credi a questo: ti amo, Severus, ti ho semre amato.”

Lui non riusciva a evitare il suo sguardo. Era come se I suoi occhi lo avessero immobilizzato con qualcosa di molto più possente delle spire del serpente che aveva determinato la sua fine. E nelle profondità di quegli occhi verdi così limpidi, vide la verità delle sue parole. Qualcosa dentro di lui si sgretolò, si spezzò e dovette farsi forza per non piangere. Quando si permise di guardarla di nuovo negli occhi, lasciò uscire I suoi pensieri, senza rendersi conto che stava dando voce al suo monologo interiore.
Sono stato così felice di poterli vedere un'ultima volta, prima della fine.” Disse con un sospiro.

“Di vedere cosa, Sev?” disse lei, con un sorriso placido sul volto.

Era intrappolato da ciò che aveva appena detto e non riuscì a costringersi a mentire. “I tuoi occhi. Li ha uguali ai tuoi, sai?”

Lei annuì, senza bisogno di spiegazioni. Lily si voltò e, portandogli un braccio attorno alla vita, cominciò ad accompagnarlo verso la scala. “Harry era con te, quindi? Alla fine?”
Incapace di parlare dei dettagli della sua morte, Severus si limitò ad annuire.

E' un bravo ragazzo, sai?”

Severus mugugnò tra se e sé, ma ad uno sguardo di lei, annuì di nuovo. “Farà... Del suo meglio.”

Non lascerà che tu sia morto invano. Ti mostrerà per l'eroe che sei stato.”
A quel punto lui si fermò. “Non sono un eroe. Quello che sono riuscito a fare -” Rendendosi conto di essere davanti alla scala che conduceva all'ufficio del Preside, lasciò che la sua espressione tornasse ad essere rigida, come di consueto.

Lily salì sul primo gradino, così da poterlo guardare dall'alto in basso. Fece un respiro profondo, come chi si prepara per un discorso che ha tenuto in serbo per anni. “Ho osservato Harry con attenzione, Severus. E' dovuto passare attraverso molte prove, proprio come te. E Silente una volta gli disse una cosa che ora voglio dire a te: non sono le nostre capacità che ci definiscono, ma le nostre scelte.”

Le mie scelte non mi hanno reso degno di altro che del tormento che ho patito per diciassette anni a causa loro.”
Attorno a Severus qualcosa prese a scintillare e lui si rese conto che il corridoio ora si estendeva alle sue spalle, molto oltre rispetto a prima. Una strana luce verde avvolgeva il capo opposto del corridoio. In lontananza, sentì quacosa crepitare e si voltò a guardare inquella direzione. Il suono gli graffiava la mente e il lamento acuto, simile a quello di un neonato, rimbalzava sulle pareti. Una figura raggrinzita, cadaverica, si contorceva, con le braccia protese verso di lui, quasi una parodia del gesto di un bambino che chiede aiuto. Severus quasi poteva sentire di nuovo, nella sua mente, la voce acuta e fredda che chiedeva al suo più leale Mangiamorte di aiutarlo, adesso, nel moemnto di maggior bisogno. Ora, per garantire la morte del ragazzo, di Potter, per distruggere ogni speranza che il ragazzo avesse di rovinare ogni suo piano.

“Hai passato gli ultimi diciassette anni ad affrontare le scelte più dure che potessero essere messe di fronte ad un uomo, Severus.” A Lily bastò la forza e la determinazione nella sua voce per riuscire a ricatturare il suo sguardo. Era come se non avesse mai visto quel fagotto raggrinzito che era certo fosse Voldemort... In qualche modo.

“Hai fatto così tanto in una situazione così difficile, hai scelto di offrire la tua vita in sacrificio così tante volte, solo perché era la cosa giusta da fare. Ma non hai mai voluto riconoscere il tuo stesso valore, il tuo sacrificio. Tutte le scelte che hai fatto -tutte, Severus- quelle che ti hanno portato verso la luce, non sono niente in confronto a quella che hai davanti ora. Non hai mai creduto di meritare niente di buono, Severus, e ora hai un'ultima scelta decisiva da compiere. Fidati di me, se non fossi degno di una scelta, non ti verrebbe concessa.”

Si girò di scatto, guardando dietro di sé, come qualcuno lo avesse attaccato alle spalle con un incantesimo. Alla fine del corridoio, una scalinata portava verso il basso e, anche se avrebbe dovuto trovarsi vicino all'ufficio del Preside, nella vera Hogwarts, lui seppe istintivamente che portava giù, nell'oscurità fredda e familiare dei sotterranei.
Davanti a lui, invece, c'era la scala che portava all'ufficio del Preside e verso la luce. Sapeva qual'era la direzione che Lily avrebbe preso... Lei gli tese di nuovo la mano. Come se la sua offerta fosse un segnale della scelta che stava per fare, un grido stridente risuonò dalle scale che portavano al sotterraneo di Pozioni. Severus sentì il viso che gli si contorceva, nel tentativo di non ascoltarlo.

Vieni, Severus. Vieni con me. Non resta molto tempo ed è ora che tu compia la tua scelta. Puoi scendere lungo quella scala, ma ci sei già stato. Puoi andare giù, dove credi sia il tuo posto, dove credi di meritare di andare, oppure puoi scegliere di venire con me e riconoscere finalmente tutto ciò che hai fatto. Questa è la tua scelta e la tua redenzione, Severus. Prenditi quello che ti sei guadagnato.”

Il gesto della sua mano era dolce, nel tendersi verso di lui, ma i suoi occhi erano intensi e decisi. Lui diede ancora un sguardo alla fine del corridoio e si sentì rabbrividire quando vide di nuovo la cosa raggrinzita e morente che appassiva sul pavimento. Ora era assolutamente certo che quello fosse il Signore Oscuro – per quanto non capisse come potesse essere – e, in un momento di chiarezza assoluta, mentre la cosa si dibatteva impotente, vide di nuovo gli occhi di Lily, ma incorniciati da una testa di capelli neri e scompigliati... Vide quegli occhi, sotto alla cicatrice, che guardavano la cosa contorta e si voltavano, andandosene via. Se il ragazzo riusciva farlo, perché lui non avrebbe potuto? Le dita di Severus tremarono, per la prima volta in così tanti anni, mentre tendeva il braccio, tendeva la mano e lasciava che lei lo guidasse verso le scale.

La scalinata sobbalzò un poco, cominciando a muoversi verso l'alto e, per la prima volta da quando si era ritrovato in quel posto, Severus ebbe paura, una paura che gli si contorceva e si agitava nello stomaco. Si dissolse quando lei si voltò verso di lui e, attraverso la cortina rosso fiamma che le incorniciava il volto, avvicinò il viso al suo. Sentì il cuore sprofondare fino ai piedi e poi balzargli fino alla gola, fino a esplodere fuori (era sicuro che lo avesse fatto) per avvolgersi tutto intorno a loro, quando le labbra di lei toccarono le sue. Aveva atteso questo momento per così tanto! Il rimpianto che non fosse mai successo mentre era ancora vivo fu spazzato via in un attimo, completamente. Lei aveva le mani sul suo viso, poteva sentire le sue labbra e la sua lingua che inseguiva la sua per tutta la bocca. A chi importava se non era “reale”? Cos'è che era “reale” dopotutto?

Nonostante questo si scostò da lei, bruscamente, smorzando di colpo la gioia che era esplosa tanto improvvisa nelle sue vene da farlo tramare con la sua forza. “James,” disse, con la voce roca e ansimando un poco.

Shhhh,” rispose lei, dolcemente, accarezzandogli una guancia. “E' tutto a posto. Qui va bene così.”

Ma... Ma, Potter,” mormorò lui.

Mi ama,” disse lei, tranquillamente. “E anche tu mi ami. Io amo lui e amo te. E' tutto a posto ora, ogni cosa è in equilibrio, non vedi?”

E, stranamente, lo vedeva, davvero. Severus le catturò di nuovo le labbra, lasciandosi andare alla deriva in quel momento, quell'unico momento, così tanto più dolce di qualsiasi cosa avesse mai provato. Sulle loro spalle calava una nebbia leggera, mentre ascendevano, sempre più su, sempre più vicini alla porta scura tra la nebbia iridescente.
Con una risata trionfale, Lily spalancò la soglia di mogano intarsiato e Severus venne inondato dalla luce, una luce che, per la prima volta,non gli feriva gli occhi, abituati per così tanti anni all'oscurità.
E dietro la nebbia c'erano tutti: tutti i volti che riconosceva della sua vita. Lupin e Tonks... Il giovane Weasley, Moody... Black e... James Potter... e stranamente gli sorridevano tutti, raggianti.
Dietro a tutti quanti, Albus Silente era in piedi e lo guardava con le lacrime agli occhi, con lo sguardo di chi accoglie il proprio figlio più caro. Quando Severus attravesò la soglia, la luce sembrò inondarlo e il nero delle sue vesti fluì via come fosse acquerello, fino a che non si ritrovò ammantato in vesti di un verde profondo ed intenso. La sua mano passò tra le ciocche di capelli color dell'ebano, ora lisci quanto una cascata di seta. E allora,il rumore assordante di un applauso divampò tutto intorno a lui. Severus Snape sorrise di cuore, forse per la prima volta in tutta la sua vita.

Era soltanto per lui.





5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non la conoscevo, malgrado abbia già letto qualcosa di Lady Tuesday. Grazie mille della segnalazione, molt ben scritta e con un finale degno (io ero nera in quella parte di libro per come è stata trattata la morte di Snape...).
Grazie grazie ^-^
Anne

Cri ha detto...

Non so se questa storia "fa bene al cuore": rileggere della morte di Severus mi fa sempre un po' male. Qui però c'è la felicità che lo aspetta e questo rende agrodolce il suo sparire.
Accidenti, sto piangendo come una scema!

Cri
(giusto per farmi riconoscere: marpy in EFP o KnightOfCydonia in severus.forumcommunity,net)

PS. grazie per avermi dato - con la tua traduzione - la possibilità di leggere questa emozionante storia.

Anonimo ha detto...

Prego, anche se la mia traduzione è pessima...
Figurati, io ogni volta che la leggo mi faccio prendere da un magone colossale!

Portrait - hopelessly devoted to Sev

FèDevil ha detto...

Bellissimo, la mia prima fan fiction!! :D Il finale mi ha quasi strappato una lacrimuccia!

Anonimo ha detto...

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