giovedì 4 agosto 2011

Pignoleria portami via: ovvero requisiti minimi per una bella FF

Ieri stavo facendo una considerazione che vorrei esporvi.
Cos'è che ci fa dire che una fan fiction (o una storia in generale, ma qui parliamo di un tipo specifico) ci piace e merita il nostro parere positivo?

Si potrebbe dire che è estremamente soggettivo e sarebbe vero.
I gusti personali giocano un ruolo importante e, nel mondo delle FF, ci possono essere anche alcuni elementi di discrimine in più, come i pairing graditi o sgraditi, che modificano il giudizio su una storia.

Tralasciando il gusto personale, però, cosa è essenziale perché una storia meriti di essere letta?
Provo a dire la mia.

(Mi sono resa conto che è un post orribilmente lungo e quindi, per il vostro intrattenimento, lo farò commentare dal nostro Potion Master preferito, che ha gentilmente accettato di assistermi. Grazie, Professore, procediamo pure.)



Per prima, primissima cosa, la proprietà di linguaggio, il banalissimo saper scrivere, fluido, disinvolto, corretto.
Non dico che, per passare il primo scrutinio, una FF debba esser scritta come se il Dio Della Prosa si fosse incarnato in essa. Dico però che la scrittura deve essere matura. E' quella sottile differenza che difficilmente riesco a spiegare, vediamo di provarci.
Il testo scritto da un ragazzino di prima media per il tema in classe, se letto da un genitore, un parente, un insegnante e trovato ottimo, perfetto e degno di ogni lode, sarà  probabilmente scritto in maniera corretta, fluida, magari anche ispirata e a tratti, chi lo sa, persino poetica, geniale e assolutamente perfetta.
Ma sarà sempre il testo scritto da un ragazzino di undici anni.
Credetemi, ho delle cose scritte a undici anni, ne ho parecchie, ho anche qualche tema delle medie. Ricordo gli elogi, lo stupore, persino, degli adulti nel leggere. Li rileggo e sorrido, sono molto carini, ma sono scritti da una bambina di undici anni. La grammatica è buona, la sintassi pure, il vocabolario ricco, ma la prosa è immatura, ingenua.
Ecco. Per prima cosa la prosa di una fan fiction deve essere almeno passabilmente matura, elaborata, fluida.
Se no non andiamo avanti.
Se no, dato il campo in cui ci muoviamo, si rischia l'effetto "che dolce, è il ragazzino che gioca a inventarsi le storie coi suoi personaggi preferiti!"


E' gioco di ruolo, se vogliamo e io sono estremamente favorevole al gioco di ruolo, io sono fortemente dipendente dal gioco di ruolo, però è un'altra cosa. Con alcuni punti in comune che un giorno magari esploriamo, ma è un'altra cosa.
Chi scrive fan fiction non deve essere per forza un dio della letteratura, un virtuoso della prosa, un mago della pagina. Sarebbe sufficiente un pulito, scorrevole stile giornalistico, una gradevole disinvoltura, un modo di scrivere che ti faccia concentrare sulla storia che stai leggendo, insomma.

Poi c'è la questione grammatica e sintassi. E' raro che chi scrive con prosa fluida e matura abbia problemi in questo campo e, quando ce li ha, si tratta spesso di errori dovuti a distrazione, cancellature, modifiche non revisionate e via dicendo.
Facciamo TUTTI errori, a tutti capitano castroni imbarazzanti, parlando o scrivendo. Ci si distrae, si modifica una frase a metà e ci si dimentica di correggerla, ci sfugge alla centomillesima revisione perché ormai abbiamo gli occhi a forma di PC.
Capita.
Però sarebbe meglio di no.
Errare è umano, correggere è divino.
E c'è un livello di orrore e di errore che supera la modica quantità.
La modica quanità è quella tollerabile, quella che ti fa pensare che, in fondo, non è improtante una svista e che si può andare avanti con la lettura.
Resta il fatto che se io vedo più di una volta un congiuntivo sbagliato, una consecutio arrotolata o, per l'inglese, verbi messi a caso, pronomi nel posto sbagliato e via dicendo, smetto di leggere.


Poi c'è il tipo di linguaggio usato.
Se stiamo scrivendo del Potterverse, ci sono alcune cose dalle quali non si può prescindere.
E' un mondo magico, ad esempio. E' un mondo in cui i personaggi difficilmente dicono cose come "Oh mio dio", perché la religione è un argomento che saggiamente Madama Rowling lascia cadere negli angoli. Magari Hermione, nata babbana, può dirlo, una volta o due, ma un Ron decisamente no.
E' altrettanto brutto vedere i personaggi che sacramentano come scaricatori ai quali sia caduto un macigno sul callo.
Qualche tempo fa, chiusi una FF dopo avere letto la seguente frase:
"Oh, cazzo, Ron, che due palle, sei sempre a rompere i coglioni!"

Benvenuti ad Hogwarts, eh.


I personaggi di questo universo narrativo non parlano così, non compongono le frasi in questa maniera. Se si stesse scrivendo una FF su Misfits, ad esempio, non stonerebbe affatto, anzi. Ma se parliamo del Potterverse, allora no, no grazie.
Esclamazioni, riferimenti, battute, proverbi e modi di dire, sono il riflesso di una cultura magica. E' divertente, per un autore, crearli e usarli. E' favoloso per un lettore andarli a scoprire leggendoli.
(E' da ubernerd usarli nella vita reale... ahem. Chi? No, no, niente...)

Fino a qui ho tirato fuori solo questioni di forma, mi rendo conto.
Probabilmente perché sono quelle principali, dal mio punto di vista. E' successo più di una volta che iniziassi a leggere una FF con un pairing che non mi ispirava, con una trama così così, ma continuassi a farlo perché era scritta molto bene.
Eccolo lì, il sacro Graal, lo "scrivere bene" che dovrebbe essere il punto di partenza di ogni autore di FF.
Ci vorrebbero tre cose per mettersi a scrivere la fan fiction ideale:

  • una buona idea per partire
  • scrivere bene per continuare
  • un beta reader per concludere

Con questi tre elementi, secondo me si va abbastanza lontano, no?

Eppure, quando leggiamo, decidiamo se una storia ci prende dalle prime dieci, venti righe al massimo. Difficilmente cambieremo opinione più avanti, difficilmente andremo avanti a leggere, il più delle volte, se le prime dieci righe sono pessime. Se sono noiose, magari, possiamo perseverare e vedere se migliora, ma se sono proprio pessime...
Di conseguenza, lo stile gioca un ruolo assolutamente fondamentale.
A meno che l'autore non abbia un'idea assolutamente geniale e la butti lì nelle prime dieci righe di storia, catturando il lettore anche se la scrittura non è da Pulitzer.

Però la trama è importante.
Ci sono FF scritte molto bene e nelle quali in fondo non succede qualsi nulla. Vero. Però l'idea di fondo è intrigante. Magari è solo una digressione nei pensieri di un personaggio, ma una digressione interessante.
Il tema della storia deve catturare, deve farti venir voglia di andare avanti a leggere, magari anche a dispetto di uno stile di scrittura non perfetto.
Ci sono autori di FF che non si preoccupano granché della trama e sostanzialmente scrivono una storia che ruota tutta attorno alla relazione dei personaggi del pairing d'elezione. Raramente questo porta a una bella storia. Ho detto raramente, però, non mai.
Certo, va benissimo che tu stia attaccato come una cozza a quei due personaggi, che tu mi racconti per filo e per segno di loro, del loro punto di vista e delle loro notti di fuoco, ma, per le mutande di Merlino, fai anche succedere qualcosa!
Altrimenti esiste una cosa meravigliosa, si chiama PWP, Porn Without Plot, ed è un genere di storia che io apprezzo immensamente.
Quando scrivo FF (sì, lo faccio, e temo che le critiche che muovo un giorno mi si ritorcano contro...) lo faccio per divertimento, per esercizio, per piacere. Cerco di far venir fuori il meglio che posso, naturlamente, ma non credo di stare scrivendo l'Ulisse.
Se poi un giorno mi dovesse uscir fuori un capolavoro, per una fortunata combinazione di impegno e ispirazione, ovviamente ne sarei estasiata, ma non mi illudo, non ho pretese.

Ecco, cerco la stessa cosa, a volte, negli autori che leggo, non avere pretese. Se ti interessa solo raccontare di come Luna e George lo facciano come conigli dalla mattina alla sera, fallo. (Pun intended^__^) Fallo senza cercare giustificazioni e scrivi una bella FF PWP.
Nota bene che poi, nel PWP, spesso la trama c'è, ma è secondaria rispetto a tutto l' hype sessuale che si consuma tra le pagine.
Ho letto anche dei PWP con una bella storia dietro, con una bella idea per giustificare il tutto, magari, con una bellissima intuizione sul perchè due personaggi finissero a letto insieme e via dicendo.

Mi rendo conto di star divagando (non lo faccio mai, vero?) e cerco di riprendere le fila del discorso.
La trama, l'intreccio del racconto, il pretesto da cui si parte, lo svolgersi degli eventi, sono importanti.
Se una FF è solo un'interminabile serie di dialoghi introspettivi, senza che nulla di interessante accada, difficilemente mi catturerà.
Se al contrario è tutta super-azione e niente riflessione... Idem, non mi piace particolarmente.
Ci vuole equilibrio, un buon Plot Bunny, magari e soprattutto delle storie plausibili.
Hermione che improvvisamente decide che è d'accordo con Voldemort non è plausibile. E' Muggleborn, è cresciuta con Harry, Voldemort ha ucciso gente che lei conosceva e mille altre ragioni. Se decidi che vuoi raccontare di una Hermione Mangiamorte, me lo devi giustificare.
E attento, cocco, perché me lo devi giustificare maledettamente bene. Possono bastare tre righe, se sei divinamente bravo o magari può volerci tutta la FF per svelare il mistero, ma in qualche modo quello che fanno i protagonisti non può piovere dal cielo senza una ragione.

Ecco, direi che forse potrei fermarmi qui, anche se di discriminanti per una buona FF ne potrei trovare almeno altre 10.
Vorrei sentire le vostre.

7 commenti:

SeChAt ha detto...

(bellissimo il Prof. in veste di assistente)
La prima che mi viene in mente, otre a sottoscrivere le tue di cuore, è : niente Mary Sue, nemmeno se divinamente cammuffate. Nella prima FF che ci hai proposto Blaise potrebbe sembrarla, e invece no. La differenza è sottile, quando l'autore(trice) è bravino, può anche l'idea più geniale della storia per inserire una figura di questo tipo, ma dopo un po' viene fuori. Ed è esattamente il tipo di cosa che mi fa piantare lì una storia (e chi mi conosce sa quanto sia difficile che io lo faccia, una volta iniziata la devo finire, fosse anche scritta con i piedi). Le Mary Sue puzzano, e infettano tutto il contorno...non importa con qualnti ettolitri di deodorante tu le ricopra :D

The Portrait of Mrs. Black ha detto...

Vero, verissimo, niente MarySue!
Purtroppo la Blaise di riley è un po' MarySueggiante, non del tutto, ma un po' sì. Per fortuna si ripiglia... Poi ci ricasca... Poi si ripiglia.

Rosaneve ha detto...

Ecco, io lascio volentieri la scrittura a chi è più bravo di me ^^'
BTW mi piace leggere e non mi sono mai soffermata sul perchè alcune letture siano più o meno appealing di altre.

Leggo FF per immaginare i miei personaggi preferiti immersi in nuove situazioni, per cui quello che leggo deve saper accendere immagini mentali chiare, senza lasciare troppo al caso. Chi scrive deve sapersi sedere al posto di guida del suo racconto. Io voglio solo stare a guardare :P
Ogni lettore è diverso, a me nulla mi irrita più di una descrizione pressapochista di un abito o di un accessorio, PEGGIO ancora se fatto con termini che non esistono o assolutamente banali.
Anche le descrizioni ambientali le apprezzo moltissimo, se poi per una volta un FF-writer descrivesse anche i colori predominanti degli ambienti (roba rara, sigh) sarei la lettrice più felice del mondo.

Ooook... Lo dicevo che scrivere non è la cosa che mi viene meglio :P

The Portrait of Mrs. Black ha detto...

Sai, oh fioccodineve, che le tue indicazioni mi saranno estremamente utili, nel mio futuro comporre? Non sono particolarmente felice, in genere, all'idea di descrivere con minuzia gli abiti dei personaggi, perché spesso questo porta al MarySueDress. E' quel fenomeno per cui ad un certo punto la storia si ferma e viene momentanemanete acceso un occhio di bue su un vestito improbabile che la protagonista (o il protagonista) ha fatto saltar fuori/le è stato regalato.
Per timore di creare simili momenti, in genere evito, ma i colori degli ambienti è un bel suggerimento che non avevo mai considerato con attenzione.
Farollo.

Rosaneve ha detto...

Lieta di poter contribuire, per quello che posso... soprattutto ora che in ufficio sono tutti in ferie! per cui, WARNING, sarò prolissa.
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Ahahah, come dimenticare le vestizioni delle MarySue con abiti super sexy/tamarri/emo, con il quale sedurranno il Gary di turno? No, quello no... Ma ad esempio, molte FF tralasciano di far sapere banalmente se i personaggi sono in divisa o meno (lo ammetto, sono il mio feticcio) che nel mondo potteriano è una caratteristica non più scontata, dato che la Row diede l'ok per girare un film dove studentelli si aggirano in vestiti babbani per scuola. (mia disapprovazione totale :T )
Nel caso di divisa sarebbe carino accennare al fatto che sia completa o meno, mescolando la descrizione nella narrazione, giusto per immergere meglio i personaggi nel contesto.

Nel caso di particolari mise, direi che descrizioni asciutte, ma che sottolineano gli aspetti fondamentali di ciò che appare, magari con termini tecnici di uso comune, sono quelle che preferisco.
Niente frasi interminabili per descrivere il NullaAssoluto come "...le paillettes ottagonali del colore degli occhi di Hermione, appuntate con un filo lamè argento, a doppio ritorto, terminanti con minuscole perline in vetro sfaccettate celestinorosapallido, lineato 20, che riflettevano la luce della stanza..." O__O'
Se però l'outfit diventa anche oggetto importante della storia non si possono nemmeno fare descrizioni brevi o poco puntuali, o al contrario eccedere e commentare le misure del cartamodello e le istruzioni per il lavaggio.

Mi sono permessa di fare un esempio* (mi sono pure impegnata per scrivere delle banalità °-°' sorry) :
"Potevano sembrare delle classiche divise invernali da istituto privato, per la loro asciutta praticità, ingannando così l'occhio di uno sbadato osservatore, ma dalla ricchezza dei tessuti utilizzati e dalle finiture pregevoli potevano benissimo essere state create su misura per non meno di 50 Galeoni ciascuna; le nuove divise della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts lasciarono molti dei suoi studenti a bocca aperta.
Di sicuro le famiglie di maghi non benestanti, come i Weasley, non si sarebbero certo potute permettere di far indossare ai propri figli i morbidissimi (e ben caldi) filati di lana di maglioni e mantelli ora in bella mostra, se non fosse per merito della professoressa McGonagall.
La prima assoluta novità, che notarono molte timide ragazzine del primo anno, era lo spacco a portafoglio laterale che le avrebbe sì disimpacciate dai movimenti di una lezione pratica, ma reso assolutamente audaci le loro falcate per raggiungere le aule più distanti del castello.
Gli stemmi, onnipresenti su tutto il corredo, erano ora decisamente più piccoli di prima, e ad identificare a colpo d'occhio le quattro case si aggiungeva ora un fodero in cuoio porta bacchetta e la cartella, ocra, rosso, verde o blu, con impresso a fuoco lo stemma della casata di appartenenza."

La classica vestizione-marysue sarebbe stata una descrizione ad elenco, interminabile... o al contrario una frase unica "le nuove divise erano strafighe e molto sexy anche se un po' serie" LOL

* Bene, ho scritto la prima FF sulle nuove divise di Hogwarts....devo mettere rating e tema per classificarla? ;) ri-LOL

The Portrait of Mrs. Black ha detto...

Ma io ti adoro! Dobbiamo scrivere una FF roun robin ambientata da Madame Malkin's!

Rosaneve ha detto...

Eeeh figurati! Sono solo prolissa, mi dispiace per il wall of text.

Non ho assolutamente idea di cosa sia una FF roun robin...